Informazioni personali

Cava Dè Tirreni, Salerno, Italy
Appassionato di esche artificiali da diversi anni pratica lo Spinning e si diletta in tutte le altre tecniche sia da riva che dalla barca. In acque dolce da i primi passi nel Bass Fishing. Da un anno collabora con iFish come Pro Staff DUEL Italia ed è consulente tecnico per il design delle canne INSHORE. Nell’ambito giornalistico piccole collaborazioni anche se a breve inizierà con Mediatika. Vive la pesca come momento di crescita ed empatia con l’ambiente che lo ospita RISPETTANDOLO e TUTELANDOLO.

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venerdì 7 dicembre 2012

Cefalopodi in Costa D’Amalfi


Vi parliamo di una località  molto generosa con noi pescatori: Cetara.  Il suo mare è assiduamente frequentato da cefalopodi e questi predatori dimorano in questi fondali per soddisfare le loro esigenze alimentari. La costiera Amalfitana da sempre ha esercitato un fascino e un’attrazione forte, non solo per la bellezza morfologica ma soprattutto per il mare.

L’empatia è stata così forte che naturalmente ho iniziato a viverla e da essa è sorta la mia passione per la pesca. E'proprio in queste acque che ho iniziato le prime prove di pesca con esche artificiali, da riva e da barca. I primi predatori che ho insidiato sono stati i cefalopodi. La ricerca ha spaziato dalla costa ai piccoli porti, dove si hanno a disposizione delle batti metriche varie, visto che parliamo di predatori che normalmente vivono in acque profonde. I cefalopodi sono nuotatori velocissimi e silenziosi, con una capacità di mimetizzazione stupefacente. Un apparato propulsore e i lunghi tentacoli fanno dei cefalopodi una specie molto temibile. L’apparato dentale è estremamente potente ed esso,associato alle fauci a forma di becco,gli consente di ferire grosse prede. Le peculiarità che lo rendono molto efficace nella ricerca della preda sono due: i suoi grandi occhi e l' istinto irrefrenabile.

Cetara. 
Il suo mare è assiduamente frequentato da questi predatori, che dimorano in questi fondali per soddisfare le loro esigenze alimentari. Da diversi anni frequento questo piccolo centro che si sviluppa principalmente in collina. Il porto, prettamente riservato per i pescatori locali, all’occorrenza diventa scenario di attacchi a vista da parte di calamari di grossa taglia che possono raggiungere anche i tre chilogrammi.
Questi vengono attirati dalle luci molto forti sistemate dietro la banchina, dove le barche ormeggiate fanno da nascondiglio e quindi da ausilio per l'agguato ai malcapitati che frequentano l’interno del porto. Il periodo in cui si avvertono queste presenze solitamente inizia a Ottobre fino a Marzo, soprattutto se le temperature si tengono relativamente basse. Questa ormai è una tecnica in forte sviluppo e, grazie all'attrezzatura sempre più sofisticata, con essa è oggi possibile provare delle sensazioni molto forti. La ricerca inizia dalle prime ore del pomeriggio fino all’alba, utilizzando un’esca che ci permette di pescare anche sul fondale. Posizionandosi nei pressi dei frangiflutti alle spalle del porto, i primi lanci si dirigono ad una ventina di metri, dove sul fondale misto c’è della posidonia, habitat ottimale per i calamari.

La canna che uso in genere è un 8,3”, line 8-12 libbre, con una azione morbida, dato che la struttura dei tentacoli del cefalopode è molto fragile. Ciò mi è di aiuto anche durante il combattimento con l’ausilio della frizione. Il mulinello di taglia 2500 con del multi fibra da massimo 10 libbre e terminale di fluorocarbon da 0,26. In questo caso usiamo un mulinello da spinning con la leggerezza della grafite e le proprietà di robustezza di un full metal body.
Il Revo Neos mette a disposizione il meglio dei due mondi: grafite e metallo, in un unica soluzione e rappresenta la più alta qualità Abu Garcia. La rivoluzionaria tecnologia Nano Shield ha creato un mulinello del 300% più robusto di uno in grafite, ma del 50% più leggero di un pari classe in alluminio.
Il recupero del nuovo EZ_Q di casa Duel un rivoluzionario artificiale sia per congezione che in qualità dei materiali, avviene  facendolo saltellare e soffermare sul fondo con delle jerkate decise e lenti recuperi lineari, poi di nuovo giù, esplorando così tutta la distanza di lancio. Questo esalta il suo corpo multi volume emanando delle vibrazioni e simulando un vero gambero. I colori, o naturali o molto scuri si sono rivelati i preferiti con questa esposizione di luce.
Con le giuste condizioni ed un pizzico di fortuna ecco il primo attacco che avverto con un appesantimento dell’artificiale: sembra quasi di aver incagliato da qualche parte, infatti non è sbagliato. L’artificiale è stato afferrato con i tentacoli e stretto in mezzo alle fauci. A causa della potenza del propulsore, inizialmente si faticherà per poter sollevare il nostro amico dal fondo. Subito dopo, in base al peso della cattura, ci saranno delle fughe di diversa portata ma che sicuramente faranno fischiare la nostra frizione. Il recupero deve essere lento e continuo senza cedere bando con il filo, né strattoni, né incertezze soprattutto quando affiora in superficie. 
A questo punto inizierà a schizzare acqua nel tentativo di liberarsi. Arrivati sotto riva interviene in aiuto un guadino telescopico con una testa a maglie strette e un diametro largo per poter salpare con facilità anche quelli di taglia grande che, alla vista dello stesso, tenteranno l’ultima fuga. Ed è proprio in quel momento che sfrutteremo la nostra abilità per farlo infilare da solo nella rete calata in precedenza dietro la nostra preda.
Trattandosi di specie pelagiche,questi esemplari non sono mai da soli, ma si muovono in branco e quindi il rilancio avverrà dopo aver perlustrato spazi diversi e batimetriche diverse che variano dai 3 ai 5 metri. Diversamente si può tentare anche dalla spiaggia, dove solitamente si spostano alla ricerca di prede.  Al cambio di luce si cambia anche il colore dell’artificiale, scegliendone uno giallo e arancio risultato più adatto e allettante per le prede in quelle condizioni. Anche l’azione di ricerca viene modificata: ci tratteniamo più in superficie che sul fondo, ma senza rinunciare a dei momenti di affondamento totale dell’esca. Uno squid DTD sarà la soluzione ottimale per questo cambio di tecnica.  
Dulcis in fundo... la canna si piega, l’attacco in superficie è diverso, la trattenuta è seguita immediatamente dalla fuga, lo sfrizionamento del mulinello conferma l'aggancio della preda. La tecnica di recupero ovviamente è adattata al peso del calamaro, in questo caso più grande dei primi. L’affioramento è successivo a pochi giri di mulinello, anche se visto la distanza non si riesce a determinare la grandezza. Gli ultimi strattoni decisivi fanno si che la preda diminuisca la sua resistenza e molto dolcemente, da sola, si infili nella testa del guadino.
Intanto l’adrenalina è alle stelle ma,nonostante questo climax di emozioni, è necessario soffermarsi a meditare sull’evento e sull’ambiente che ancora una volta ci regala delle indimenticabili emozioni.