Vi parliamo di una località
molto generosa con noi pescatori: Cetara. Il suo mare è assiduamente frequentato da
cefalopodi e questi predatori dimorano in questi fondali per soddisfare le loro
esigenze alimentari. La costiera Amalfitana da sempre ha esercitato un fascino e
un’attrazione forte, non solo per la bellezza morfologica ma soprattutto per il
mare.
L’empatia è stata così forte che naturalmente ho iniziato a
viverla e da essa è sorta la mia passione per la pesca. E'proprio in queste acque che ho iniziato le prime prove di
pesca con esche artificiali, da riva e da barca. I primi predatori che ho
insidiato sono stati i cefalopodi. La ricerca ha spaziato dalla costa ai
piccoli porti, dove si hanno a disposizione delle batti metriche varie, visto
che parliamo di predatori che normalmente vivono in acque profonde. I cefalopodi
sono nuotatori velocissimi e silenziosi, con una capacità di mimetizzazione
stupefacente. Un apparato propulsore e i lunghi tentacoli fanno dei cefalopodi
una specie molto temibile. L’apparato dentale è estremamente potente ed
esso,associato alle fauci a forma di becco,gli consente di ferire grosse prede.
Le peculiarità che lo rendono molto efficace nella ricerca della preda sono due:
i suoi grandi occhi e l' istinto irrefrenabile.
Cetara.
Il suo mare è assiduamente frequentato da questi predatori, che
dimorano in questi fondali per soddisfare le loro esigenze alimentari. Da
diversi anni frequento questo piccolo centro che si sviluppa principalmente in
collina. Il porto, prettamente riservato per i pescatori locali, all’occorrenza
diventa scenario di attacchi a vista da parte di calamari di grossa taglia che
possono raggiungere anche i tre chilogrammi.
Questi vengono attirati dalle luci molto forti sistemate dietro
la banchina, dove le barche ormeggiate fanno da nascondiglio e quindi da
ausilio per l'agguato ai malcapitati che frequentano l’interno del porto. Il
periodo in cui si avvertono queste presenze solitamente inizia a Ottobre fino a
Marzo, soprattutto se le temperature si tengono relativamente basse. Questa ormai è una tecnica in forte sviluppo e, grazie all'attrezzatura
sempre più sofisticata, con essa è oggi possibile provare delle sensazioni
molto forti. La ricerca inizia dalle prime ore del pomeriggio fino all’alba,
utilizzando un’esca che ci permette di pescare anche sul fondale.
Posizionandosi nei pressi dei frangiflutti alle spalle del porto, i primi lanci
si dirigono ad una ventina di metri, dove sul fondale misto c’è della
posidonia, habitat ottimale per i calamari.
La canna che uso in genere è un 8,3”, line 8-12 libbre, con una
azione morbida, dato che la struttura dei tentacoli del cefalopode è molto
fragile. Ciò mi è di aiuto anche durante il combattimento con l’ausilio della
frizione. Il mulinello di taglia 2500 con del multi fibra da massimo 10 libbre
e terminale di fluorocarbon da 0,26. In questo caso usiamo un mulinello da
spinning con la leggerezza della grafite e le proprietà di robustezza di un
full metal body.
Il Revo Neos mette a disposizione il meglio dei due mondi:
grafite e metallo, in un unica soluzione e rappresenta la più alta qualità Abu
Garcia. La rivoluzionaria tecnologia Nano Shield ha creato un mulinello del
300% più robusto di uno in grafite, ma del 50% più leggero di un pari classe in
alluminio.
Il recupero del nuovo EZ_Q di casa Duel un rivoluzionario
artificiale sia per congezione che in qualità dei materiali, avviene facendolo saltellare e soffermare sul fondo
con delle jerkate decise e lenti recuperi lineari, poi di nuovo giù, esplorando
così tutta la distanza di lancio. Questo esalta il suo corpo multi volume
emanando delle vibrazioni e simulando un vero gambero. I colori, o naturali o
molto scuri si sono rivelati i preferiti con questa esposizione di luce.
Con le giuste condizioni ed un pizzico di fortuna ecco il primo
attacco che avverto con un appesantimento dell’artificiale: sembra quasi di
aver incagliato da qualche parte, infatti non è sbagliato. L’artificiale è
stato afferrato con i tentacoli e stretto in mezzo alle fauci. A causa della
potenza del propulsore, inizialmente si faticherà per poter sollevare il nostro
amico dal fondo. Subito dopo, in base al peso della cattura, ci saranno delle
fughe di diversa portata ma che sicuramente faranno fischiare la nostra
frizione. Il recupero deve essere lento e continuo senza cedere bando con il
filo, né strattoni, né incertezze soprattutto quando affiora in superficie.
A
questo punto inizierà a schizzare acqua nel tentativo di liberarsi. Arrivati
sotto riva interviene in aiuto un guadino telescopico con una testa a maglie
strette e un diametro largo per poter salpare con facilità anche quelli di
taglia grande che, alla vista dello stesso, tenteranno l’ultima fuga. Ed è
proprio in quel momento che sfrutteremo la nostra abilità per farlo infilare da
solo nella rete calata in precedenza dietro la nostra preda.
Trattandosi di specie pelagiche,questi esemplari non sono mai da
soli, ma si muovono in branco e quindi il rilancio avverrà dopo aver
perlustrato spazi diversi e batimetriche diverse che variano dai 3 ai 5 metri.
Diversamente si può tentare anche dalla spiaggia, dove solitamente si spostano
alla ricerca di prede. Al cambio di luce
si cambia anche il colore dell’artificiale, scegliendone uno giallo e arancio
risultato più adatto e allettante per le prede in quelle condizioni. Anche
l’azione di ricerca viene modificata: ci tratteniamo più in superficie che sul
fondo, ma senza rinunciare a dei momenti di affondamento totale dell’esca. Uno
squid DTD sarà la soluzione ottimale per questo cambio di tecnica.
Dulcis in fundo... la canna si piega, l’attacco in superficie è
diverso, la trattenuta è seguita immediatamente dalla fuga, lo sfrizionamento
del mulinello conferma l'aggancio della preda. La tecnica di recupero
ovviamente è adattata al peso del calamaro, in questo caso più grande dei
primi. L’affioramento è successivo a pochi giri di mulinello, anche se visto la
distanza non si riesce a determinare la grandezza. Gli ultimi strattoni decisivi
fanno si che la preda diminuisca la sua resistenza e molto dolcemente, da sola,
si infili nella testa del guadino.
Intanto l’adrenalina è alle stelle ma,nonostante questo climax
di emozioni, è necessario soffermarsi a meditare sull’evento e sull’ambiente
che ancora una volta ci regala delle indimenticabili emozioni.